.post-body img { padding:10px !important; border:2px solid #003366 !important; background-color:#d7fffc !important; }

venerdì 27 giugno 2014

Origini e formazione del dialetto napoletano

Se c’è una città che ha avuto una storia intensa e tumultuosa, questa è Napoli: da sempre un crocevia popoli e di culture, nonché l’oggetto di svariate dominazioni da parte di popolazioni straniere. Tutte queste dinamiche hanno influito enormemente sulla formazione del suo dialetto sedimentando in esso le impronte dei passaggi che nei secoli si sono susseguiti.
A partire dalla prima epoca, quella greca. Com’è noto, Napoli fu fondata dagli antichi greci, nel VI secolo A.C. E quella greca è una matrice che si ritrova ancora oggi in molti termini del vernacolo partenopeo. Pazziare, ad esempio, che in Italiano vuol dire giocare, deriva dal greco “pàizein”. E paccaro, che vuol dire schiaffo, deriva dal greco “pasa cheir”. Profonda è stata poi l’influenza del latino (nel 326 a.C la città diventò una colonia dell’impero Romana), la lingua parlata dai napoletani fino al 1200 circa. Dal termine latino“intras acta”, ad esempio, deriva la parola napoletana ‘ntrasatta (improvviso). Ed è proprio nel XIII secolo che il dialetto napoletano (così come anche gli altri della penisola italica) comincia a prendere forma. Le successive dominazioni hanno poi fatto il resto. Ajére, che in Italiano vuol dire ieri, deriva dallo spagnolo “ayer”. Canzo, che vuol dire tempo (a Napoli diciamo damme ‘o canzo, cioè dammi il tempo), deriva dal francese “chance”. La parola tamarro (zotico), deriva invece dall’arabo “al-tamar” (mercante di datteri). Di origine inglese è poi nippolo (pallina di lana): deriva da “nipple”.




Nessun commento:

Posta un commento